mercoledì 25 novembre 2015

Obice: I padri del gender: orrore e raccapriccio

Ricordate i libretti UNAR intitolati “Educare alla diversità a scuola”? Tali libretti sono stati bloccati dal Ministero dell’Istruzione in seguito a numerose proteste da parte delle associazioni dei genitori e associazioni pro famiglia (come Agesc, Comitato articolo 26 e Sì alla famiglia).

È mia intenzione, nei prossimi articoli, fare delle recensioni a proposito di quei testi, e ho incominciato a leggerli.

Nei testi in questione, vengono citati continuamente i cosiddetti “gender studies” (studi di genere), e con essi i suoi autori più importanti, Alfred Kinsey e John Money.

I suddetti testi si guardano però bene dal dire con chiarezza chi furono e cosa fecero Kinsey e Money, dato che se lo facessero la lettura e l’adozione di questi finirebbe sul nascere.

Dato che non tutti possono sapere con esattezza chi furono i due studiosi, ricorderemo cosa hanno fatto e come hanno lavorato.

Alfred Kinsey

Alfred Kinsey viene ricordato come l’autore del cosiddetto “Rapporto Kinsey”, uno studio sulla sessualità degli americani, che tra le altre cose si occupava, ad esempio, di stimare la percentuale di omosessuali nella società americana (il famoso 10% di omosessuali nella società che viene continuamente sbandierato dall’associazionismo LGBT viene da qui, ad esempio).

Occorre innanzitutto ricordare che Kinsey era un entomologo (studioso degli insetti), quindi non si capisce quali competenze avrebbe avuto per portare avanti un simile studio.

Per capire meglio quali metodologie furono utilizzate per questo studio, ci viene in aiuto lo psicologo prof. Roberto Marchesini, che scrive:
“Kinsey ha manipolato il campione di individui intervistato per ottenere quei dati. Il celebre psicologo Abraham Maslow, saputo delle ricerche che Kinsey stava conducendo, volle incontrarlo per confrontarsi con lui. Una volta compreso il metodo d’indagine di Kinsey, Maslow mise in guardia l’entomologo dal “volunteer error”, ossia dalla non rappresentatività di un campione composto esclusivamente da volontari per una ricerca psicologica sulla sessualità. Kinsey decise di ignorare il suggerimento di Maslow e di proseguire nella raccolta delle storie sessuali di volontari. Oltre a questo, circa il 25 % dei soggetti maschi intervistati nella sua ricerca erano detenuti per crimini sessuali; l’unica scuola superiore presa in considerazione per la ricerca fu un istituto particolare nel quale circa il 50 % degli studenti avevano contatti omosessuali; tra i soggetti erano presenti anche un numero sproporzionato di “prostituti” maschi (almeno 200); tra gli omosessuali vennero contati anche soggetti che avevano avuto pensieri o contatti casuali, magari nella prima adolescenza; infine, nel calcolare la percentuale di omosessuali, Kinsey fece sparire – senza darne spiegazione – circa 1.000 soggetti.”
Ma gli errori metodologici sono niente in confronto agli orrori materiali di cui Kinsey si rese responsabile: l’aspetto più inquietante di questo personaggio riguarda gli esperimenti sessuali condotti sui bambini.

Nel primo Rapporto Kinsey esiste infatti un paragrafo intitolato “L’orgasmo nei soggetti impuberi” (pp 105 – 112) e in questo paragrafo vengono descritti i comportamenti di centinaia di bambini da quattro mesi a quattordici anni vittime di pedofili.

In alcuni casi, Kinsey e i suoi osservarono (filmando, contando il numero di «orgasmi» e cronometrando gli intervalli tra un «orgasmo» e l’altro) gli abusi di bambini ad opera di pedofili: «In 5 casi di soggetti impuberi le osservazioni furono proseguite per periodi di mesi o di anni[…]» (p. 107); ci furono anche bambini sottoposti a queste torture per 24 ore di seguito: «Il massimo osservato fu di 26 parossismi in 24 ore, ed il rapporto indica che sarebbe stato possibile ottenere anche di più nello stesso periodo di tempo» (p. 110).

Nel secondo Rapporto esiste un paragrafo intitolato “Contatti nell’età prepubere con maschi adulti”, nel quale vengono descritti rapporti sessuali tra bambine e uomini adulti, ovviamente alla presenza di Kinsey e colleghi. Le osservazioni condotte inducono Kinsey a sostenere che:
Alfred Kinsey (a sinistra) e Kenneth Anger nell’abbazia esoterica di Thelema,
 davanti alla fotografia di Aleister Crowley
“Se la bambina non fosse condizionata dall’educazione, non è certo che approcci sessuali del genere di quelli determinatisi in questi episodi [contatti sessuali con maschi adulti], la turberebbero. E’ difficile capire per quale ragione una bambina, a meno che non sia condizionata dall’educazione, dovrebbe turbarsi quando le vengono toccati i genitali, oppure turbarsi vedendo i genitali di altre persone, o nell’avere contatti sessuali ancora più specifici.”
Kinsey attinse i dati sulla sessualità infantile effettuando attivamente pratiche pedofile per le quali avrebbe dovuto essere legalmente perseguito. E fu anche un dichiarato sostenitore della pedofilia. Molto discutibili anche le sue frequentazioni, una fotografia lo ritrae () in compagnia di un certo Kenneth Anger davanti ad una foto del mago satanista Aleister Crowley. Anger, regista di film come “Lucifer rising” e amico di Bobby Beusoleil della “famiglia” di Charles Manson, fu intimo amico di Kinsey e contribuì alle sue ricerche fornendo un filmato nel quale si masturbava. Questo era Alfred Kinsey.

John Money

John Money è stato uno psicologo e sessuologo statunitense che, nel 1972, ha elaborato un preciso modello teorico secondo cui l’appartenenza ad un genere può essere disgiunta dal sesso biologico e dall’orientamento sessuale.

Secondo il suo approccio biosociale, natura e cultura interagiscono per determinare il sentimento di appartenenza ad un genere o all’altro. “Si nasce maschi o femmine -spiegava Money- ma l’etichetta sociale che ci viene attribuita e il diverso modello educativo che viene impartito ai bambini e alle bambine interagisce con i fattori biologici…”

E’ interessante notare come venga presentato solo il modello teorico di Money e non i suoi risultati, ed il motivo è chiaro: quando la sua teoria venne applicata, fu l’origine del dramma esistenziale per la malcapitata “cavia” umana, David Reimer, e sfociò in un tragico epilogo:
David Reimer, nato Bruce Peter Reimer (Winnipeg, 22 agosto 1965 – Ottawa, 5 maggio 2004), è stato un cittadino canadese che, nato maschio, dopo la nascita fu sessualmente riassegnato al sesso femminile a causa della perdita del pene durante una maldestra operazione di circoncisione. Lo psicologo John Money (1921-2006) seguì clinicamente il suo caso, guidando Reimer verso l’accettazione della condizione sessuale femminile. Money dichiarò che la terapia ebbe esito positivo: Reimer apprese la nuova identità di genere. Tuttavia il sessuologo Milton Diamond scoprì che Reimer non si identificò mai con una donna e che dall’età di 15 anni prese a vivere come un uomo. Reimer stesso volle che la sua storia fosse resa pubblica affinché a nessun altro capitasse quello che era capitato a lui. Morì suicida nel 2004. 
Fonte: Wikipedia 
L’esperimento di Money fu un drammatico insuccesso, eppure egli viene riportato come il fondatore della teoria del gender, quella secondo la quale si può “riassegnare” un sesso diverso mediante la rieducazione.

Alcune considerazioni

Abbiamo potuto constatare che razza di personaggi siano i “padri fondatori” della teoria del gender, o gender studies (o come li volete chiamare, ci siamo capiti).

Di fatto, i testi su cui il Ministero aveva pensato, in un primo momento, di formare gli insegnanti e poi successivamente dei giovani studenti, si basano sulle teorie (assolutamente antiscientifiche) formulate da un apologeta e sostenitore della pedofilia e amico di satanisti e da un epigone di Josef Mengele in salsa progressista (quindi, per forza di cose, dal lato giusto della barricata).

Detto questo, viene spontanea una domanda: si tratta di ignoranza o malafede? Cioè, al Ministero nessuno ha dato una controllata a cosa sarebbe stato inviato nelle scuole oppure è stato fatto tutto alla zittina nella speranza che nessuno se ne accorgesse?

Tuttavia, domande dello stesso tenore potrebbero essere rivolte a numerosi responsabili di vari movimenti ecclesiali e a numerosi prelati che continuano a fare spallucce davanti a questa vera e propria offensiva antropologica che mira a decostruire la Persona, magari facendosi scudo di citazioni del Papa e di parole chiave come “dialogo”, “ponti”, “muri” (sembrano diventati tutti ingegneri strutturisti).

Inoltre, se vogliamo rincarare la dose, bisognerebbe ricordarsi che siamo nel 2015, e non più nel 1975: Internet oggi ce l’hanno tutti, e queste informazioni sono facilmente reperibili, diversamente, per esempio, rispetto a 40 anni fa. Quindi, nemmeno l’ignoranza è più una scusa ammissibile per chi ha certi tipi di responsabilità.

A tal proposito, colgo l’occasione per ringraziare il prof. Enzo Pennetta per aver fornito gentilmente sul suo blog gran parte delle informazioni riportate in questo articolo.






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