mercoledì 18 maggio 2016

Come eravamo: I diritti della famiglia

Questo testo fa parte di "La politica, per chi, per cosa", supplemento a "il Sabato" n. 22 del 30 maggio 1987, p. 47-50
Pio XII, Summi Pontificatus, n. 22, 23, 25, 26

Compito dello Stato è di regolare la vita sociale per il bene della persona umana
22. La sovranità civile, difatti, è stata voluta dal Creatore (come sapientemente insegna il Nostro grande Predecessore Leone XIII nell'enciclica Immortale Dei), perché regolasse la vita sociale secondo le prescrizioni di un ordine immutabile nei suoi principi universali, rendesse più agevole alla persona umana nell'ordine temporale, il conseguimento della perfezione fisica, intellettuale e morale e l'aiutasse a raggiungere il fine soprannaturale.
È quindi nobile prerogativa e missione dello Stato il controllare, aiutare e ordinare le attività private e individuali della vita nazionale, per farle convergere armonicamente al bene comune, il quale non può essere determinato da concezioni arbitrarie, né ricevere la sua norma primariamente dalla prosperità materiale della società, ma piuttosto dallo sviluppo armonico e dalla perfezione naturale dell'uomo, a cui la società è destinata, quale mezzo, dal Creatore. 
Considerare lo Stato come fine, a cui ogni cosa dovrebbe essere subordinata e indirizzata, non potrebbe che nuocere alla vera e durevole prosperità delle nazioni. E ciò avviene, sia che tale dominio illimitato venga attribuito allo Stato, quale mandatario della nazione, del popolo o anche di una classe sociale, sia che venga preteso dallo Stato, quale padrone assoluto, indipendentemente da qualsiasi mandato. 
Se lo Stato infatti a sé attribuisce ed ordina le iniziative private, queste, governate come sono da delicate e complesse norme interne, che garantiscono e assicurano il conseguimento dello scopo ad esse proprio, possono essere danneggiate, con svantaggio del pubblico bene, venendo avulse dall'ambiente loro naturale, cioè dalla responsabile attività privata. 

Dalla statolatria deriva un grave pericolo per la famiglia che è anteriore allo Stato
23. Anche la prima ed essenziale cellula della società, la famiglia, come il suo benessere e il suo accrescimento, correrebbe allora il pericolo di venir considerata esclusivamente sotto l'angolo della potenza nazionale e si dimenticherebbe che l'uomo e la famiglia sono per natura anteriori allo Stato, e che il Creatore dette ad entrambi forze e diritti e assegnò una missione, rispondente ad indubbie esigenze naturali.

La Chiesa difende fermamente i diritti della famiglia
25. Davanti al Nostro sguardo stanno in dolorosa chiarezza i pericoli che temiamo potranno derivare a questa generazione e alle future dal misconoscimento, dalla diminuzione e dalla progressiva abolizione dei diritti propri della famiglia. Perciò Ci eleviamo a fermi difensori di tali diritti in piena coscienza del dovere, che C'impone il Nostro apostolico ministero. Le angustie dei Nostri tempi, sia esterne che interne, sia materiali sia spirituali, i molteplici errori con le loro innumerevoli ripercussioni da nessuno vengono assaporai i più amaramente come dalla piccola nobile cellula familiare. Un vero coraggio e nella sua semplicità un eroismo degno di ammirato rispetto è spesso necessario per sopportare le durezze della vita, il peso quotidiano delle miserie, le crescenti indigenze e le ristrettezze in una misura mai prima sperimentata, di cui spesso non si vede né la ragione né la reale necessità. Chi ha cura di anime, chi può indagare nei cuori, conosce le nascoste lagrime delle madri, il rassegnato dolore di numerosi padri, le innumerevoli amarezze, di cui nessuna statistica parla né può parlare; vede con sguardo preoccupato crescere sempre più il cumulo di queste sofferenze e sa come le potenze dello sconvolgimento e della distruzione stanno al varco, pronte a servirsene per i loro tenebrosi di Nessuno, che abbia buona volontà e occhi aperti, potrà rifiutare nelle condizioni straordinarie, in cui si trova il mondo, al potere dello Stato un corrispondente più ampio diritto eccezionale per sovvenire ai bisogni del popolo. Ma l'ordine morale, stabilito da Dio, esige anche in tali contingenze, che s'indaghi tanto più seriamente e acutamente sulla liceità di tali provvedimenti e sulla loro reale necessità, secondo le norme del bene comune.

I diritti della coscienza e l'educazione dei figli sono sacri e inviolabili
26. Ad ogni modo, quanto più gravosi sono i sacrifici materiali, richiesti dallo Stato agli individui e alle famiglie, tanto più sacri e inviolabili devono essergli i diritti delle coscienze. Può pretendere beni e sangue, ma non mai l'anima, da Dio redenta. La missione, assegnata da Dio ai genitori, di provvedere al bene materiale e spirituale della prole e di procurare ad essa una formazione armonica, pervasa da vero spirito religioso, non può esser loro strappata senza grave lesione del diritto.






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