lunedì 5 giugno 2017

Lettera dal fronte: Marcia per la Vita: Il mondo ha perso

Il 20 maggio scorso si è svolta a Roma la VII Marcia nazionale per Vita, che ha sfilato da Piazza della Repubblica fino a Piazza Venezia: giunti davanti all'Altare della Patria tutti i partecipanti hanno ascoltato le testimonianze di uomini e donne che con la loro esperienza di vita si mettono in gioco personalmente e quotidianamente per difendere quella degli altri, altri che non hanno voce come i bambini non nati. In altre sedi si è scritto per filo e per segno come si è svolta la giornata, per cui anziché fare l’ennesimo resoconto, si vuole proporre una riflessione a riguardo.

Viviamo in tempi assurdi, in cui è diventato difficile poter parlare di cose semplici fino a pochi anni fa evidenti: quando un concetto elementare come quello di rispetto della vita umana deve essere difeso così strenuamente vuol dire che in un qualche momento della storia il mondo ha perso. Quando non è più un fatto istintivo, naturale e ovvio proteggere un bimbo nel grembo della madre, il mondo ha perso. Ha perso il significato che si deve dare alla Vita, il valore profondo dell’esistenza di ognuno che va al di là di quanto può essere calcolato esternamente. Oggigiorno sentiamo ripetere ovunque che se una donna rimane incinta in seguito a uno stupro deve avere il diritto di uccidere suo figlio; se una donna sa che suo bimbo nascerà menomato, o con qualche possibilità che sia malato, deve avere il diritto di non farlo nascere affatto; se una donna non è pronta a prendersi la responsabilità di una nuova vita deve avere il diritto di disfarsi di quel peso. I pro-choice fanno un gran parlare di libertà di scelta, ma dimenticano un piccolo sebbene cruciale dettaglio: la vita della quale si discute non è quella della donna, ma del bambino, e nessuno può sapere che cosa lui o lei vorrà farne finché non nascerà e non imparerà quantomeno a parlare. La libertà di scelta del bambino non viene minimamente calcolata.

Fortunatamente c’è chi si batte per ricordare alle coscienze tutto questo, per smuovere gli animi e riaccendere il sano desiderio della Vita, ed è quello che fanno coloro che marciano ogni anno sotto il sole e la pioggia sacrificando tempo, denaro e fatica. E non si tratta solo di uomini e donne adulti o anziani (come spesso si pensa o si sente dire), ma anche di giovani, che si spendono per organizzare, informare e partecipare con entusiasmo, l’entusiasmo proprio di chi ha speranza e voglia di costruirsi un futuro in una società che non voglia uccidere se stessa. Far credere di essere soli contro tutti è una strategia infida per minare la determinazione di chi prende una posizione. Con eventi come questo della Marcia, però, possiamo benissimo renderci conto che non siamo soli, non siamo pochi, non siamo deboli, e possiamo cambiare le cose in modo positivo e, nonostante tutto, sempre con il sorriso sulle labbra. La particolarità di tutte le persone che hanno sfilato è la loro allegria, la stessa allegria che vediamo in ogni bambino che viene al mondo.


Anna Fagiolo






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