lunedì 18 dicembre 2017

Lettera dal fronte: È un giorno triste per l'Italia

La norma sul fine vita appena votata in Parlamento, che di fatto legalizza l'eutanasia omissiva nel nostro paese, non è solo frutto dei voti espressi in aula, ma anche di ogni silenzio o messaggio ambiguo, susseguitisi in questi ultimi anni a ogni livello, sia politico che ecclesiastico.
Non basta esprimere un timido "no" quando ormai i giochi sono fatti e dopo troppe occasioni perse e interventi ambigui, fraintendibili e sbagliati.
Non basta neppure votare contro la norma se prima si è contribuito a tenere politicamente in piedi, dandole fiducia, la stessa maggioranza che ora ha partorito questa norma di morte.
La responsabilità politica rimane.

Si è raggiunta una "soluzione normativa il più possibile condivisa"? È questo il nuovo metro di giudizio anche cristiano? Non conta più dare da bere e da mangiare a chi ne ha bisogno per sopravvivere? Non crediamo più nella sacralità della vita? Abbiamo rinunciato a chiamare male il male e bene il bene senza relativizzare "caso per caso"?
Infondo era già tutto troppo chiaro nel disagio espresso (di nuovo a tutti i livelli), tra mezze parole tirate di bocca e silenzi troppo lunghi e assordanti, durante i giorni in cui veniva condannato a morte il piccolo Charlie.

Sì, è un giorno triste...per l'Italia, per i nostri figli, per i malati di oggi e di domani...e per una chiesa italiana incapace di testimoniare Cristo, vittima di una strategica quanto infruttuosa timidezza e corrotta dalla ricerca dell'unico principio rimasto non negoziabile (insieme allo ius soli) e per nulla evangelico: il dialogo.
Abbiamo forse paura di perdere i "30 denari" dell'8x1000 e per non perderli lasciamo che con questi comprino i nostri silenzi e il nostro tradimento?
A questo punto non sarebbe più utile "restituirli" come fece Giuda e rimettersi in ginocchio come fece Pietro?
L'alternativa sarà inevitabilmente diventare sempre più incapaci di parlare di vita (suicidandosi come Giuda) e di speranza (che ha permesso a Pietro di chiedere perdono e di non cedere alla disperazione e al male come Giuda).

Il piano è sempre più inclinato. Capiremo il costo culturale e sociale di quanto accaduto oggi (e permesso da troppi) solo sul lungo termine.
Ognuno risponderà non solo per quanto detto e fatto, ma anche per ciò che avrebbe potuto fare e non ha fatto e per ciò che avrebbe potuto dire e non ha detto.

A tutti noi ora il compito di tenere accesa la fiamma della dignità di ogni vita umana, come uomini, come cristiani, come Chiesa e, quando servirà, nonostante la chiesa.
Sarà sempre più complicato, ma necessario.

Sì, oggi è un giorno triste... molto triste.


Claudio Larocca






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